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A quasi tutti sarà capitato di trovare al supermercato o in un menu con proposte vegane il seitan (da pronunciare “say-tan”) che al momento sta spopolando nella classifica dei prodotti vegani più richiesti in Europa, grazie alla sua versatilità e alla sua consistenza uniche che lo rendono davvero molto simile alla carne di origine animale.

Il seitan si ottiene estraendo il glutine, proteina del frumento, impastando semplicemente la farina di grano tenero o di altri cerali con acqua per creare dei filamenti appiccicosi. Nella pratica è quindi sufficiente lavare la farina, contenuta dentro un sacco di tessuto, nell’acqua e l’impasto che si creerà comincerà man mano a rilasciare carboidrati, mentre le proteine insolubili rimarranno racchiuse all’interno. L’amido in eccesso viene lavato via fino a quando l’acqua non diventerà chiara, indice che tutto l’amido di grano, la crusca e le proteine del grano solubili sono state rimosse, lasciando solo il glutine; il risultato finale sarà una massa appiccicosa, gommosa e insipida che verrà pressata e cotta in brodo per avere una migliore conservazione.

Una volta ottenuto il panetto, questo può essere tagliato, condito, cucinato o modellato a piacere. Come già detto, la versatilità del seitan è uno dei suoi maggiori punti di forza. La gamma di pasti che si può creare e i modi in cui si può cucinare sono svariati: si può friggere, arrostire, grigliare, riscaldare con una salsa al curry, cuocere al forno e persino mangiare crudo. Il seitan ha dimostrato di essere una scelta popolare per i flexitariani (cioè coloro che seguono per la maggior parte del tempo una dieta vegetariana, senza però privarsi saltuariamente e in maniera flessibile di piatti di origine animale), i vegani e gli onnivori grazie alla sua piacevole consistenza. Il seitan, specialmente quando è cotto, presenta un’eccellente “qualità del morso” che incuriosisce ed attrae chi cerca un’opzione differente alla carne.

Foto by iStock

La sua origine è riconducibile all’antica Cina di quasi 1.500 anni fa quando dei monaci buddisti Zen scoprirono questa carne di grano dopo aver lasciato a bagno della pasta in acqua; alcune tradizioni popolari vogliono che gli stessi monaci buddisti, in seguito a questa scoperta, adoperassero il seitan per incoraggiare i fedeli ad adottare una dieta vegetariana, offrendo loro questa alternativa al posto dell’uccisione e del consumo di animali. Il termine seitan fu coniato all’inizio degli anni ’60 dal filosofo giapponese e fondatore della dieta macrobiotica George Ohsawa in cui sei significa ‘fatto di’ e tan, abbreviazione di tanpaku, che significa ‘proteina’. Secondo Ohsawa, la dieta macrobiotica sarebbe il perfetto equilibrio tra yin e yang nel nostro cibo, dato che questo produrrebbe delle cariche energetiche. Naturalmente, questa teoria è più antica e appare negli scritti di Ippocrate in cui già si leggeva “Fa’ che il cibo sia la tua medicina e che la medicina sia il tuo cibo“. Grazie all’ascesa del vegetarianismo e del veganismo, la popolarità del seitan ha cominciato a crescere a partire dalla metà del XX secolo.

Il seitan conta una quantità molto piccola di grassi: in media, una porzione da 100 grammi ne contiene solo 1,5. Inoltre, tende anche a essere povero di sale e zucchero (a seconda del suo processo di produzione) e non richiede conservanti; è principalmente ricco di proteine (circa il 30%) e per questo è spesso considerato come un sostituto del pollo (una porzione di seitan ha 21 grammi di proteine, mentre l’equivalente di pollo ne ha 23). Non bisogna scordarsi anche la presenza di calcio, ferro, fibre, potassio e molte vitamine del gruppo B che lo rendono ulteriormente un’ottima scelta per chi vuole perseguire un regime alimentare sano. Il seitan è inoltre un’ottima fonte di proteine per i vegani allergici alla soia, contenuta in molti alimenti vegani ricchi di proteine come il tofu, il tempeh, mentre è inappropriato per i celiaci o coloro che hanno intolleranze al glutine.

Foto by iStock

Nonostante preparati come i nuggets e gli hamburger siano molto diffusi e ormai facilmente reperibili e acquistabili in numerose tipologie di negozi, in molto affermano che è comunque preferibile che i consumatori evitino le varietà preconfezionate in scatola, a causa del sale e dei grassi in eccesso, e propendere verso la sua preparazione casalinga, seguendo uno dei tanti tutorial presenti sui social network. A tal proposito, uno dei contenuti più virali del 2021 è stato un video con la ricetta del cosiddetto “pollo vegano” con due ingredienti, sostenibile ed economico visto che indicativamente costerà 50 centesimi. Ad oggi l’hashtag #veganchicken ha accumulato oltre 55 milioni di visualizzazioni sulla piattaforma di TikTok e l’entusiasmo non sembra voler scemare nella creazione di molti piatti appaganti alla vista, che vanno ad imitare quelli della tradizione contenenti carne di origine animale.

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