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Il curry è senza dubbio una delle spezie più utilizzate in cucina. La curcuma, invece, viene considerata una sorta di spezia minore. Eppure il curry che – lo ricordiamo – è una miscela di più spezie, ha come ingrediente principale proprio la curcuma. È questa, ad esempio, a dargli il suo caratteristico colore giallo-arancio.

Meno conosciuta e usata del curry, quindi, la curcuma ha però una storia quanto mai antica, legata alla cucina orientale, ma anche a riti religiosi e a cure mediche. Conosciamola meglio in questo articolo.

Foto by Tamanna Rumee da Pexels

Che cos’è la curcuma

La curcuma deriva dalla polverizzazione del rizoma, una parte sotterranea del fusto, della pianta di curcuma longa, una radice della famiglia dello zenzero coltivata in India (che ne è il primo produttore al mondo), Cina, Indonesia, ma anche in Costa Rica e alle Hawaii.

Per il suo vivace colore aranciato viene chiamata anche “zafferano delle Indie”, per la sua origine, o “zafferano dei poveri” proprio perché di facile reperibilità e quindi dal prezzo accessibile.

La curcuma ha una storia antica e ancora oggi viene usata in oriente, oltre che in cucina, come pianta medicinale, come pigmento per la colorazione e come spezia ben augurante. Dal sapore delicato e non molto pungente (soprattutto se si pensa che è una pianta “imparentata” con lo zenzero), la curcuma è l’ingrediente principale del curry ma viene spesso utilizzata anche da sola in diverse ricette, dai primi piatti sino ai dolci.

Storia della curcuma

Il nome curcuma deriva dal sanscrito, kunkuma, poi riadattato a “kurkum”, in arabo, termine con cui gli arabi indicavano anche lo zafferano (è probabile cioè che, nei commerci tra popolazioni arabe a indiane, fosse difficile distinguere la polvere di zafferano da quella di curcuma e che per questo gli arabi chiamassero “kurkum” entrambe). In inglese, invece, è chiamata “tumeric”. L’origine di questo nome è incerta ma pare derivi da un’inglesizzazione medievale del termine latino “terra merita”, altro nome con cui era conosciuta la curcuma.

Anche questo particolare dimostra come la curcuma faccia parte delle tradizioni culinarie – e non solo – dell’umanità da tempi remoti. Sono infatti stati ritrovati reperti archeologici che fanno riferimento alla curcuma risalenti a 4.000 anni fa, mentre in alcuni vasi di 2.500 anni fa sono state trovate addirittura tracce di polvere di curcuma ancora quasi intatta. Nell’antichità la curcuma veniva utilizzata però soprattutto  in alcuni rituali religiosi indù per il suo potente effetto colorante giallo, colore considerato sacro in quanto correlato al sole. Attraverso il miscuglio di polvere di curcuma, acqua, fango e altre sostanze oleose, si otteneva un composto con cui era possibile tingere i capelli, la pelle ma anche le vesti dei partecipanti o di coloro che celebravano il rito. Si pensa che anche i monaci buddisti colorassero le loro tonache, tradizionalmente arancioni, proprio con la curcuma. Ancora oggi, in alcune regioni dell’India, la curcuma viene utilizzata come colorante della pelle, come avviene ad esempio durante la cerimonia del gaee holud, che si tiene durante i preparativi dei matrimoni.

Foto by flickr

Altro uso della curcuma era quello medicinale. La curcuma veniva infatti somministrata per moltissimi malanni digestivi (avendo un leggero potere sfiammante), ma alcuni impacchi contenenti – tra le altre cose – questa spezia, venivano apposti su chi si era ferito, aveva riscontrato malattie contagiose (tra cui il vaiolo), per le bruciature o anche solo per lividi o imperfezioni della pelle.

In occidente la curcuma è arrivata nel tredicesimo secolo. Pare che anche Marco Polo, nei suoi viaggi, ne fosse rimasto incantato. Tuttavia i commerci con le popolazioni orientali erano sporadici e sono serviti quasi 5 secoli prima che questa divenisse davvero conosciuta nel vecchio continente.

Il merito è ovviamente inglese. Fu a seguito della colonizzazione dell’India da parte dell’esercito britannico infatti che la curcuma invase l’Europa, in particolare attraverso le rotte commerciali tenute dalla British East India Trading Company. Fu questa a importare dapprima il curry e poi  anche la sola curcuma in patria, all’inizio del ‘700. Ed è di metà ‘700 la prima ricetta in inglese ufficiale che richiedeva della curcuma. Si trattava dell’India pickle, una sorta di minestrone contenente diverse verdure e spezie, la cui ricetta fu pubblicata nel 1747 da Hannah Glasse nel ricettario “The Art of Cookery Made Plain and Easy”.

Ad oggi la curcuma è utilizzata anche in occidente per moltissime ricette, sia per il suo sapore che per il suo potere colorante. Si presta ovviamente bene ai piatti orientaleggianti (risotti, spezzatini, legumi, ecc.) ma viene aggiunta anche alle preparazioni di alcuni dolci e bevande.

Foto by wikipedia

Fonti

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